C’è chi lo evita
perché lo ritiene troppo nazionalpopolare; chi ha ritirato la propria
iscrizione visto che è tutto un mare di
cavolate, chi non ha tempo da perdere. Mi è capitato di citarlo, come fonte,
in un gruppo di impegnati cooperatori che mi hanno preso in giro fino alla fine
della riunione. Eppure.
L’altro giorno Valerio
ha pubblicato un messaggio sulla sua bacheca facebook. Due righe molto semplici,
che non posso riportare per esteso, ma di cui riassumo il senso: che grande
cosa stare bene qui, nella mia casa, semplicemente vivendo. Ho tutto: le mie
figlie, i miei libri, il mio gel da barba.
Sono rimasto incantato
dalle sue espressioni così minimali, da far invidia a Gozzano.
Signora Libertà,
signorina Fantasia.
Mi sono immaginato
Valerio, davanti allo specchio, che si rade; a un tratto si ferma, inclinando
il viso: appoggia il bilama sul lavandino e, senza pensarci, afferra lo
smartphone e condivide il pensiero positivo e folgorante che l’ha attraversato.
Cosa volere di più?
Valerio qualche anno
fa era, senza retorica, un’altra persona: psicofarmaci, alcol, depressione, due
tentati suicidi. Vista l’età in cui si erano rivelati i problemi, e la loro
complessità, il servizio alcologia e la
psichiatria disperavano di riuscire ad arrivarne a capo. Poi si è scelto
insieme di puntare su una comunità: ed è lì che è rimasto - fermo e saldo - per
tre anni. Ha concluso positivamente il suo percorso ormai due anni e mezzo fa.
Da allora, a
cinquant’anni suonati: un lavoro in proprio, una casa come tante; vita normale,
appunto. E facebook.
Il claim del social
network recita: “Facebook ti aiuta a
connetterti e rimanere in contatto con le persone della tua vita”. Tutti
noi utenti di Fb abbiamo sperimentato quell’effetto Carramba che sorpresa rincontrando
virtualmente il compagno di scuola, l’ex fidanzatino o l’amico che ha cambiato
continente una vita fa. Ecco, per qualcuno invece funziona proprio al
contrario. Le persone come Valerio, infatti, non hanno molti fili del passato
che intendono conservare; ricominciano praticamente daccapo e su Fb, infatti,
ci trovi tutta la loro nuova vita. Gli amici vengono selezionati, del passato
non c’è praticamente traccia, se non nelle vecchie foto di un’infanzia sfuocata
e in bianco e nero. Facebbok, infatti, ti dà l’opportunità di cambiare pagina, di
ripresentarsi nuovi di zecca, offrire il meglio di sé, cioè solo quello che ha oltrepassato
con successo il vaglio e la fornace di trentasei mesi di vita comunitaria, gomito
a gomito con gli altri, faccia a faccia con i proprio limiti e i propri errori.
Facebook, nella sua
leggerezza e vacuità, diventa così uno strumento di emancipazione, di conferma
di sé, di socialità rinnovata.
Non è difficile
immaginare le sensazioni di Valerio quando, dopo la volontaria reclusione nello
strettissimo giro della comunità, dopo i primi nuovi passi nel mondo del
lavoro, ha mollato completamente gli ormeggi e si è ripresentato alla vita
sociale; l’iscrizione a facebook, in fondo, è stata la rappresentazione
virtuale di quel nuovo debutto: un mare aperto in cui navigare con pochissimi
punti di riferimento, la gran parte dei quali radicati e custoditi nel proprio
mondo interiore.
Di fronte al post di
Valerio non ho potuto resistere e l’ho commentato, ringraziandolo per le sue
parole. Ha commentato a sua volta, ringraziandoci per quello che in comunità
abbiamo fatto per lui, ma riconoscendo - com’è giusto che sia - che il merito
del cambiamento è stato, al 90%, suo.
Ora che è fuori dal
circuito della riabilitazione, è solo uno degli 1,3 miliardi di utenti che
affollano le pagine del social network.
Uno come tanti.

facebook è una nuova forma(oramai vecchia)di socialità,condivido,un nuovo modo di socializzare,miliardi di persone lo usano e c'è un motivo e per motivi diversi,le persone si collegano velocemente con tante altre,ciò non accade nella vita quotidiana con le persone in carne ed ossa quindi credo che le persone usano i socialnetwork perchè filtri non ce ne sono..chiunque parla con chiunque,nella vita reale emergono i 'muri'.
RispondiEliminatrovo che la tecnologia abbia dei grandi meriti per le relazioni sociali e per i confronti fra le persone